L’opera che troneggia sull’altare maggiore è la splendida statua marmorea di Antonello Gagini da Messina scolpita in marmo bianco di Carrara nel 1504 raffigurante  la Madonna delle Grazie. 
La Vergine, in piedi con il Bambino in braccio, ha un’espressione di materna bontà e di dolcezza. Sopra la nicchia che custodisce la sacra effige, si leggono le parole di San Bernardo: “AUDISTIS? HAEC VIRGINIS IMAGO VOCES PROTULIT” (Avete udito? Questa immagine della Vergine ha parlato) a ricordare l’episodio prodigioso secondo il quale questa statua parlò al Beato Umile da Bisignano. Secondo alcune fonti: Fra Umile, nell’imminenza della sua professione religiosa, doveva dare l’esame di quanto gli era stato insegnato dal Padre Maestro durante l’anno di noviziato compiuto in questo convento, ma avvenne che la sua mente – forse per opera diabolica – cadesse in tale confusione e smarrimento da non ricordare nulla di quello su cui doveva essere interrogato.

Il pio novizio, consapevole che i superiori avrebbero dovuto licenziarlo se  non avesse dato prova di essere abbastanza istruito, nella notte precedente il giorno dell’esame prostrato davanti a questa statua, così la pregò: “Madre mia, i frati non mi daranno il voto per la professione se non saprò la Regola e la dottrina cristiana; io mi riconosco inabile a ciò, ma voi ben sapete che mi sono tutto dedicato al Vostro servizio; fate dunque di me quello che vi piace”. E Maria si compiacque di consolare l’afflitto suo servo rispondendogli dalla sua immagine: “Non ti affliggere figlio mio, poiché sarà mia cura di renderti consolato”. Tutto questo fu udito dal Padre Guardiano che si trovava in un angolo del coro in orazione e non era stato visto dal Beato Umile. 
Egli tacque per allora, ma all’indomani quando il santo novizio, presentandosi all’esame, lo sentì rispondere ad ogni interrogazione con una esattezza e precisione che meravigliò tutti, non poté fare ameno di manifestare alla comunità il colloquio prodigioso di cui era stato testimone in quella notte.

L’altare maggiore è adorno di un piccolo Tabernacolo in marmi policromi; il paliotto, i gradini superiori e il piedistallo della statua sono finemente lavorati a fogliame, fiori ed uccelli su fondo nero così da sembrare una vera miniatura con effetto coloristico. Opera, questa, eseguita nel 1739 dall’artista Domenico Costa da Strongoli. 
Lo stesso si dica degli altari laterali, del presbitero e di quello della cappella del S.S. Ecce Homo. Ai lati dell’altare vi sono due graziose statuine di Angeli porta ceri in marmo bianco che recano alla base la date del 1506 e il nome di Andrea De Biase. 

Il Coro, che si apre spazioso dietro l’altare maggiore a cui si accede da due porticine in legno con una lunetta traforata in forma di margherita, è l’opera di intaglio artigianale più imponente di questo santuario. Gli stalli e il grande leggio del centro sono stati eseguiti dai francescani Fra Gennaro da Bonifati e Fra Giuseppe da Grimaldi tra il 1763 e il 1767. Disposte in alto sulle pareti, attorno al monumentale coro, sette tele del Capocchiani che raffigurano i principali misteri della Madonna:

  1. L’Immacolata Concezione 
    2. La nascita 
    3. La presentazione di Maria al Tempio 
    4. L’Annunciazione 
    5. La visita a Santa Elisabetta 
    6. La presentazione di Gesù Bambino al Tempio 
    7. L’Assunzione al cielo

Sul soffitto, invece, è raffigurata l’Incoronazione della Vergine. Tutte queste tele portano lo stemma delle famiglie committenti e sono datate al 1755. Al di sopra delle tele è posta una moderna vetrata raffigurante la Vergine S.S: Assunta in cielo. 

Adiacente al Coro si trova la Sagrestia. 
Gli armadi sono stati eseguiti nello stesso stile e con gli stessi materiale adoperati per il Coro ad opera degli stessi frati ebanisti. Sulla volta e sulle pareti vi sono molti quadri di varia dimensione di santi e di sante, di autori diversi e ritoccati nel 1892 dal Beltrone. Tra questi c’è ne uno del Santanna, raffigurante la Madonna con il Bambino e i Santi, datato 1756. In una saletta adiacente alla Sagrestia vi è un armadio in legno intagliato, con tre inginocchiatoi per la preparazione alla Messa e per il ringraziamento, probabilmente appartenete all’antica Chiesa.